Elenco di prodotti per marca GRAVNER

Ci sono molti modi in cui l’uomo può essere amico della sua terra, ma uno solo rappresenta quello di Josko Gravner, ed è il suo modo di stare nel mondo. Un modo che ricerca una verità credibile: quella che parte dalla terra e attraverso le sue stagioni, le sue trasformazioni, i suoi abitanti e i suoi frutti e attraverso il lavoro dell’uomo genera quel qualcosa di più e di meglio rispetto alla semplice somma dei suoi fattori.

Un modo che accoglie la natura in tutte le sue manifestazioni e ne trae il meglio, anche quando il vento soffia in direzione contraria: perché nella natura c’è già tutto quello che serve. Il compito dell’uomo è solo quello di guidarla, curarla, anche servirla, quando è il momento. Ma soprattutto di frenare l’urgenza di intervenire, modificare, tagliare, costruire: a volte la natura ha bisogno di tempo, di silenzio, di inerzia.

Allora l’uomo che vuole essere una parte, pari tra le parti ma con responsabilità più grandi, sa quando l’unica azione da compiere è attendere, per far sì che tutto si compia nel ciclo della vita. Per lasciare che tutto si compia, nel ciclo della vite, anno dopo anno, serenamente.

Nella serenità dunque l’uomo affronta le stagioni e le avversità, affronta il passare del tempo che è buono e giusto per il vino che attende. Nella serenità si può accettare di perdere una parte del raccolto perché quella che resta sia migliore. Nella serenità si può attendere l’ultimo giorno possibile per la vendemmia.

Nella mia vita ho sperimentato in cantina tutto quello che le industrie chiamavano “ultima tecnologia”. Ero giovane con tanta voglia di fare, così iniziarono così i primi screzi con mio padre. Il mio motto era “tanto e buono” e per arrivarci credevo di aver bisogno di tutto quello che oggi si trova in qualsiasi piccola o grande cantina.
Mio padre, davanti a tutta questa voglia di fare, e strafare, sorrideva, sperando che prima o poi sarei tornato sui miei passi. Così fu; cominciai piano piano a disfarmi di tutto quella tecnologia in più che avevo comprato, dalle vasche in acciaio per arrivare, in ultimo, alle barriques. Non trovo in effetti possibile che cinquemila anni di storia vinicola vengano cancellate così facilmente negli ultimi decenni. La mia cantina è questa, senza tecnologia moderna, senza effetti speciali, uno spazio che contiene, cullate dalla mia terra, le anfore provenienti dal Caucaso. Amo questo luogo per la sua semplicità a funzionalità.