HÀNTAK: in lingua cimbra vuol dire amaro, inteso come aggettivo, o, meglio, una delle cinque percezioni gusta- tive (all’epoca in cui i cimbri si stabilirono in Lessinia non esistevano ancora amari e liquori come li intendiamo oggi).
Se andiamo ad analizzare e traduciamo in italiano l’etichetta di questo prodotto, quindi, leggeremo Amaro “Ama- ro” come amaro-amaro è stato per tutti noi il venti-venti, l’anno appena trascorso. Da qui deriva, come per ogni amaro che si rispetti, il tradizionale slogan: “Qual è il miglior rimedio per esorcizzare un anno tanto amaro (come è stato il venti-venti) se non quello di brindare con un AMARO?! ”.

Il perché e la motivazione di questo slogan stanno in due elementi fondamentali: la RUTA, che è una delle bota- niche presenti nella ricetta e la STREGA (o stria o marascha in cimbro) rappresentata sull’etichetta frontale. La RUTA perché sia nella tradizione cimbra-lessinica che nord-europea è considerata una pianta magica, usata con- tro gli spiriti maligni, in particolare contro le streghe; e la STREGA perché tra le varie gure presenti nell’ imma- ginario della tradizione folkloristica cimbra (fade, anguane, orchi, basilischi, gnomi) è l’unica che aveva sempre e comunque una valenza negativa, era considerata un essere malvagio.

Ricapitolando quindi: la strega che ritroviamo in etichetta rappresenta l’anno venti-venti che è stato per tutti un anno amaro-amaro. Quest’ultimo anno, come da slogan può essere esorcizzato brindando con l’amaro Hàntak perché contiene la ruta, botanica ritenuta scaccia spiriti maligni e streghe.
La aba riportata nella parte inferiore dell’etichetta frontale rende ancora meglio l’idea: riprendendo le credenze cimbre e prendendo spunto da un racconto popolare, riportato su alcuni libri di cultura cimbra avente per sog- getto una strega malvagia, il testo ci fa capire come la strega fosse per i cimbri una gura negativa, i quali ritene- vano che se le donne si fossero recate a fare lò nelle stalle senza la presenza degli uomini, allo scoccare della mezzanotte, le streghe si sarebbero presentate alla porta per far loro sortilegi e incantesimi.

Analizzando il prodotto invece si tratta di un amaro creato seguendo un’ idea ben precisa.
Innanzitutto doveva essere un prodotto che rispettasse la tradizione liquoristica italiana, essendo l’amaro 100% italiano a differenza di altre bevande spiritose.
Per questo motivo sono state scelte, per la parte amaricante, delle “botaniche storiche” come ruta, china, rabar- baro, carciofo, assenzio, genziana, in parte conosciute anche dai cimbri in Lessinia e dal prete da Sprea per la preparazione dei suoi rimedi naturali.
Doveva poi superare quello che è il più grande problema degli amari storici che conosciamo: la percentuale altis- sima di zuccheri. Hàntak contiene “solo” 150/160 grammi di zucchero per litro, rispetto ai 350/400 e talvolta 600 grammi di zucchero per litro presenti nei più blasonati amari in commercio e non solo.
La dif coltà è stata nel riuscire a tenere un cosi “basso” livello di zuccheri senza abbandonare minimamente l’idea iniziale ovvero di avere un prodotto che fosse amaricante al punto giusto ma allo stesso tempo delicato, morbido e persistente in bocca.
Anche in questo caso la soluzione è arrivata dalla storia liquoristica italiana, in particolare dalla tradizione degli amari del sud Italia dove si riscontrava un grande utilizzo degli agrumi. Per questo motivo in Hàntak si trovano alcune varietà di agrumi tra cui l’arancia e il mandarino che coadiuvati da altre botaniche storiche e territoriali come la camomilla, il mallo di noce e il tarassaco, rendono il prodotto nale “amabile” senza dover ricorrere ad un uso eccessivo degli zuccheri.

VIERE HÄNTE in lingua cimbra vuol dire VENTI o QUATTRO MANI. I cimbri infatti contavano con i numeri cardi- nali no a quattro, dopo di che utilizzavano le mani.
Il simbolo è formato dall’immagine di due pietre giustapposte che stanno a rappresentare appunto il numero venti. Per comprenderlo meglio bisogna immaginare di vedere un numero venti all’interno di un lastrone di pietra tipico della Lessinia. L’idea che sta alla base è la solidità: la solidità della famiglia dopo un anno così amaro, che ha minato le certezze di chiunque, è infatti richiamata dalla solidità della nuda pietra.

La bottiglia di vetro scelta ad hoc ed utilizzata è di derivazione tedesca, riporta infatti da scheda tecnica il nome ALTE APOTHEKERSFLASCHE, che in tedesco bavarese, da cui non a caso deriva la lingua cimbra, signi ca VECCHIA FARMACIA. Il colore, un vetro giallo particolare, rimanda allo stesso tempo ai colori utilizzati dalla tra- dizione liquoristica italiana e a quelli del territorio di appartenenza di questo amaro, la Lessinia.